GIORNALE DI BORDO DEL SOMMERGIBILE U-177

 

Riportiamo dal libro di Tullio Mascellani: "28 novembre 1942 una tragedia in mare", il testo integrale tradotto del giornale di bordo del sommergibile tedesco, fornito dall’Ufficio Storico della Marina Militare.


28 novembre 1942

 

Ore locali

 

Ore 04.12 – Sul rilevamento 027 avvistate nuvole di fumo. Il nemico si avvicina sempre più rapidamente. La distanza è mantenibile solo a massima velocità. La nave accosta decisamente su rotta 210°. Si tratta di una nave passeggeri di media portata. Velocità 14 nodi.

 

Ore 06.31 – Immersione per attacco subacqueo. Con il periscopio si riconosce un forte armamento (3 cannoni, molte mitragliatrici, apparecchiatura elettrica di misurazione e direzione tiro), verniciatura militare con scarsa mimetizzazione.

 

Ore 7.15 – Lancio triplo, siluro I, III, IV (2,3 e 4 metri, lancio a distanza di 380 metri). Osservato tre colpi centrati. Locale macchine, altezza plancia e zona prua. La zona centrale si incendia immediatamente. Successivamente, a causa dell’intenso fumo, non è più possibile osservare con il periscopio. Per mezzo dell’apparecchio acustico, si nota che la nave scorta corazzata ha spento i motori. Non appena la visibilità lo permette, si osserva che la nave è fortemente appoppata. Alzata l’antenna telescopica, non si ascoltano trasmissioni sulle onde di 600 m. si notano colpi indirizzati contro la nostra antenna che ci obbligano ad ammainarla. Sulla coperta si nota una gran confusione di gente con e senza salvagente. La parte centrale e la plancia, la sala radio, le sale passeggeri e le lance di salvataggio sono completamente avvolte dalle fiamme, a causa della forte inclinazione i cannoni non sono più operativi.

 

Ore 07.26 – Riemergo. Durante lo svuotamento delle zavorre la nave affonda. In mare centinaia di naufraghi alcuni con salvagente, altri su zattere e gommoni. Ho osservato che i mezzi di salvataggio non erano sufficienti. Si cerca di interrogare i naufraghi chiedendo i loro nomi, ma senza risultato in quanto gridavano tutti insieme confusamente. Osservato che in acqua nuotavano solo italiani. Si era già creata una incontrollabile situazione di panico. Per cercare di chiarire la situazione, ci siamo avvicinati ad una singola zattera per prendere a bordo qualche naufrago, da tutte le direzione si avvicinavano naufraghi.

Prendiamo a bordo due naufraghi che avevano raggiunto contemporaneamente la zattera. Entrambi appartengono alla Marina Mercantile Italiana ed hanno dichiarato quanto segue: “ la nave affondata, si trattava della nave inglese scorta corazzata “Nova Scotia” (di 6796 tonnellate); a bordo si trovavano 1000 prigionieri civili italiani in trasferimento da Massaua a Durban via Aden. Equipaggio di 200 inglesi e 80 sudafricani, in gran parte bruciati o annegati”.

 

Ore 08.00 – Causa pericolo aereo e vicinanza costa ripresa navigazione con rotta 090°

 

Ore 11.47 – L’ufficiale TLC (telecomunicazioni) ha cercato di inviare messaggio radio al Comando Flotta Sommergibili, senza successo nonostante varie prove di chiamata.

 

Dalle 12.00 del 27.11 alle 12 del 28.11 percorse: 142 miglia in superficie, 16 miglia in immersione.

 

Ore 12.08 – Prove di immersione.

 

Ore 12.30 – Riemergo

 

Ore 14.30 – Rinnovata chiamata dell’ufficiale TLC “Urgente: appena affondata, in grigliato 8325, nave scorta corazzata Nova Scotia”

 

Ore 17.38 – L’ufficiale TLC riceve messaggio radio dal Comando Flotta Sommergibili: per il Comandante Gysae: “Continuare operazioni. Le attività di guerra hanno priorità. Nessun tentativo di soccorso”.

 

 

 

Giornale di bordo dell’U-177 come riportato dalle fonti sudafricane:

 

“In acqua ci sono centinaia di sopravvissuti che galleggiano con i loro giubbotti salvagente, altri aggrappati a zattere o a canotti di gomma. L’equipaggiamento di sopravvivenza è decisamente insufficiente. Cerco di conoscere il nome della nave chiedendolo ai naufraghi, ma non ci riescono perché tutti urlano. Vedo degli italiani tra i naufraghi. Mi avvicino di più alle zattere e ai naufraghi allo scopo di prenderne uno a bordo per interrogarlo. Molti nuotano per raggiungere il sommergibile, due di essi ci riescono e vengono tratti a bordo. Sono ambedue italiani, uno è un cameriere e l’altro è un marittimo. Qualche mese dopo, a fine missione, verranno sbarcati a Bordeaux. Altri naufraghi cercano di salire a bordo, ma vengono respinti in mare. Dico loro in inglese: “Mi dispiace, mi dispiace tanto…manderò un messaggio radio a Berlino…verranno inviati degli aiuti…abbiate coraggio”. Alle 10 lascio la zona perché temo un attacco aereo: infatti due aerei alleati hanno già sorvolato la zona ad alta quota”.